22 maggio 2018 - Corso di aggiornamento AVAS Stampa

Racconto la mia esperienza di volontaria, quello che vedo, che ascolto, che provo, che vivo.

Ho iniziato il mio servizio in casa di riposo 15 anni fa, motivata dal pensiero di voler fare del bene, di sentirmi utile.
Anche io, come tanti, avevo già vissuto la malattia all'interno della mia famiglia, e come tanti l'avevo condivisa e accompagnata fino alla fine.
Così ho potuto capire che non ha senso, vivere solo per sé stessi e ad accettare il fatto che tutti siamo persone fragili sotto ogni aspetto della nostra umanità, e che, l'estremo di questa fragilità è nella malattia, che se non condivisa e vissuta fuori dall'ambiente familiare e nella solitudine, corpo, mente e anima, raccolgono un grumo di dolore insopportabile.
Ho capito che il mio sgomentarmi, sentirmi impotente e inutile, di fronte a delle gravi disabilità; non mi avrebbe aiutata.
Semplicemente dovevo accogliere, con tenerezza.
Davvero il volontariato è sorprendente, perché poco alla volta, ti accorgi che è un cammino privilegiato, che ti apre il cuore, che va oltre la pesantezza delle realtà materiali.
Allora, nelle persone, non solo corpi sofferenti e spiriti affranti, percepisci la presenza di qualcosa di grande che ti entra dentro, che ami profondamente e che in modo misterioso, viene proprio da loro.
Davvero, abbiamo tanto da imparare dal punto di vista umano e la scuola non finisce mai; gli ospiti, sono persone uniche con bisogni diversi.
Noi volontari, siamo sempre attesi, siamo per loro e loro per noi figure familiari e affettivamente importanti.
Ma nel nostro servizio, dobbiamo sempre tener presenti le regole della casa nel massimo rispetto del personale e degli ospiti.
Ricordiamo sempre che chi incontriamo, ha bisogno di essere riconosciuto nella sua identità, nella dignità, nel rispetto e nel bisogno di affettività e di tenerezza.
Mai avere atteggiamenti mielosi o pietistici, saper ascoltare o rimanere in silenzio quando occorre, e mai essere invadenti con le nostre premure.
Nel relazionarci, può capitare che esaminiamo più le nostre emozioni che le loro.
Proviamo a pensare, a "sentire" quello che (comunemente, ma soprattutto all'inizio) ci trasmettono: smarrimento, senso di estraneità alle persone e all'ambiente, il terribile vuoto dell'abbandono, angoscia per la perdita di autonomia, dei beni personali, della casa, di abitudini consolidate, di quotidianità, di visi familiari, di tutto il mondo presente fino ad allora.
Tutto questo unito ai disagi e quasi sempre ai dolori fisici. Per molti, quasi per tutti, è un lasciarsi vivere senza prospettive per il futuro, senza speranza o nella rassegnazione.
All'ingresso nella casa, le domande più frequenti: "Perché sono qui? Voglio andare a casa. Mi hanno portato ma io non volevo, non me lo aspettavo da loro... Ho lavorato tanto, ho fatto tanti sacrifici, e adesso...
Mai giudicare, mai interferire, solo ascoltare.
Sono ferite del cuore terribili, paura di non essere capiti e ascoltati... grande solitudine... chiusura... sguardo amareggiato,dolente, spesso perso...
Noi possiamo essere un lieve ristoro, una carezza per l'anima. A volte, anzi spesso, non si sa cosa dire, allora in una vicinanza silenziosa, in qualche modo il calore arriva. La persona sa che le vogliamo bene e che siamo lì per lei.
Spesso sentiamo quelle mani fredde che si scaldano nelle nostre e parlano... di tutto quello che le parole non riescono ad esprimere. Allora, se lo gradiscono, un tenero abbraccio che quasi tutti aspettano, e solo se richiesta, la condivisione di una preghiera; così anche noi ci sentiamo accolti. Il dono del tempo, si riversa sempre nel nostro cuore, se riusciamo ad accarezzare il dolore con l'amore.

Anna

Termino con delle citazioni.

Lo scrittore ateo Erri de Luca dice: " i sensi sono le porte dell'invisibile".

Francesca Ferrazza - Insegnante di lettere - in una conferenza dice:
"L'accoglienza è vivere con le braccia ed il cuore aperti".

Don Fabio Rosini dal suo libro "Solo l'amore crea":
- "La felicità più profonda, nella vita, è prendersi cura di qualcuno. Provare per credere. Solo l'amore vero dà felicità vera".
- "Ci accorgeremo di non essere andati a vuoto se avremo la certezza di aver dato gioia a qualcuno, di esserci presi cura di qualcuno sul serio".

Roberta Frescorso:
"L'accoglienza non dipende da chi è fuori di noi, cioè dall'altro, ma da ciò che è in noi, dall'Amore che ci abita".

Robert Cheaib:
"Sono le carezze gratuite, gli sguardi accoglienti, le parole riconoscenti che ci fanno realmente vivere".