Testimonianza di Anna Maria Campoli Stampa

Mi presento per i nuovi volontari. Mi chiamo Anna Maria e faccio parte dell’AVAS dal 2011. All’epoca attraversavo un periodo molto brutto della mia vita. Avevo perso, da poco, mio marito e la mia mamma era ricoverata in una Casa di Riposo del mio paese d’origine, con gravi problemi di salute; evento questo, che mi faceva soffrire particolarmente, perché non potevo starle vicino come avrei voluto.
Gesù ha, però, mosso le sue pedine; ci ha nesso lo zampino. Lungo la strada della mia vita mi ha fatto incontrare Rita che mi ha parlato per la prima volta dell’AVAS ed io ho pensato che se non potevo essere vicino alla mia mamma potevo, però, essere vicino ad altre persone bisognose di affetto e calore umano e potevo placare, almeno in parte, i miei sensi di colpa.
Ho iniziato, così, il mio percorso in AVAS che ha risposto in pieno al mio bisogno di stare accanto a chi soffre. Presto servizio in Casa di Riposo e in Ospedale e lo faccio con gioia, perché, egoisticamente, posso dire che ricevo molto0 in cambio di quel poco che dò.
Non riesco neanche a descrivere, con parole, l’appagamento interiore, nel momento in cui sono stata di aiuto accanto ai sofferenti. In AVAS, mi rivolgo a te, cara Ausilia, ho scoperto il vero valore dell’amicizia. Tu soffri perché credi che non ci conosciamo abbastanza e non siamo un gruppo coeso. Prendi sempre come monito gli insegnamenti del caro Eugenio, che io non ho conosciuto. Ti posso assicurare, invece, che la nostra amicizia è un sentimento così radicato e forte, perché siamo uniti dal filo sottile ma indistruttibile del dolore e della sofferenza, alleviata, forse, da un nostro sorriso o da una nostra carezza.
“Tutti noi ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci. C’è Qualcuno o qualcosa in noi, un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia più forte di noi stessi” (Don Primo Mazzolari).
Insieme, siamo come i pezzi di un unico puzzle che, una volta ultimato, riproduce l’immagine di Gesù che accoglie tutti sotto il suo manto, dove non esiste più il dolore ma, finalmente, la gioia.
Mi piace pensarci come tanti piccoli nuclei che insieme formano un grande cuore che pulsa.
Grazie AVAS – Grazie Ausilia